Ripensare l’attrezzatura fotografica. A rientro da un viaggio che mi ha portato ad esplorare luoghi d’Italia tra Marche, Piemonte (principalmente) e Lazio, mi sono accorto che qualcosa nel mio approccio allo scatto, in relazione al trasporto della attrezzatura fotografica ed alla stessa, non andava.
Già in trasferta e seduto a un tavolino durante una pausa, ho riordinato le idee che mi ero fatto della questione sin dai primi scatti.
Andiamo per ordine, in questa occasione ho portato con me la fida Sony A7III, ed il corredo composto da 28mm f/2, Zeiss 55mm f/1.8 ed 85mm f/1.8, un buon compromesso per rimanere leggeri e non rinunciare ad una certa versatilità. Non trattandosi di una uscita specifica, inizialmente non mi era parso il caso di partire con un solo obiettivo e neppure di portarmi la Fujifilm, il cui corredo fotografico è ancora in parte incompleto.
Sony A7III https://www.instagram.com/p/CtKBeg4oMqV/?img_index=1
Avevo in mente alcune pose che avrei voluto realizzare e di base il binomio grandangolo – normale mi era apparsa l’opzione corretta, quella più affine; ciò nonostante, le aspettative sono state parzialmente disattese. Pur ammettendo di non avere raggiunto un feeling particolarmente elevato con la mia Sony A7III, non era in questo che risiedeva la sensazione di inadeguatezza, bensì, nell’approccio alla fotografia che il mezzo porta con sé.
Ripensare l’attrezzatura Fujifilm X100S
Ho ricordato, quindi, i tempi in cui avevo al collo l’instancabile Fujifilm X100S, seconda incarnazione della compatta evoluta dello storico marchio giapponese, icona di semplicità ed allo stesso tempo ricercatezza per soluzioni ed ergonomia dei comandi. Leggera, dalle dimensioni non paragonabili a quelle di una Ricoh GR ma decisamente contenute, era (ed è, l’ultima nata X100V) dotata di un obiettivo da 23mm, equivalente all’incirca ad un 35mm se paragonato al formato full frame, soluzione interessante su diversi piani.
Senza dilungarmi, la presenza di un’unica ottica, non intercambiabile, portava con sé alcune rinunce ed alcune virtù, anche in termini di apprendimento della tecnica e dell’implementazione della capacità di sfruttare la lente.
Ricoh GRIII https://www.instagram.com/p/Ca4y07OI8uE/
La X100S era diventata diretta prosecuzione della mia mano, cosa che abbreviava i tempi di risposta alle situazioni rendendomi più reattivo. Strumento poetico, l’intera serie si rifà esteticamente alle più note Leica M3, M6, vere protagoniste dei tempi d’oro della street photography, del reportage, strumenti scelti (tra gl’altri, dagli immortali Gianni Berengo Gardin, da Henry Cartier Bresson, da Ivo Saglietti…) per la loro silenziosità e per la poca appariscenza, macchine in grado di scomparire tra le mani dei loro utilizzatori e di non modificare l’approccio della gente alle situazioni.
Fujifilm, facendo propria questa filosofia, ne ha incarnato lo spirito, quello del cronista silenzioso, del fotografo che non abbisogna di monumentali attrezzature, prediligendo quelle che non creano imbarazzo nel soggetto, che non gridano la propria presenza.
Sebbene la mia sia oggi considerabile di un’altra e remota era, il concetto non varia. L’ultima nata in casa Fujifilm è sulla stessa lunghezza d’onda.
Fujifilm X100S https://www.instagram.com/p/CseB2oUoGoB/
L’epilogo della mia storia con la X100S
Cambiai l’instancabile X100S dopo innumerevoli viaggi ed esperienze, e perché oramai mostrava i segni del tempo e non era più adeguata alle esigenze maturate, l’ultima sessione di lungo utilizzo aveva evidenziato i limiti del mezzo. Al tempo ero impegnato con la fotografia di scena del mediometraggio Solitudine e sete, del regista Fedele Dalessandro, e la lentezza operativa era divenuta un ostacolo; vieppiù che era accompagnata da un altro mostro di reattività, la X-Pro1. Le due Fuji, ad onor del vero, si sono fatte apprezzare per il risultato, avendo sensori eccelsi, superiori – parere personale – al seguente X-Trans III, pur buono, che equipaggia la X-T2, che ancora posseggo.
Il valore dell’attrezzatura fotografica
Non sono mai andato dietro a mode e neppure alla ricerca dell’ultimo modello sfornato dalle case costruttrici, anzi, ho sempre preferito uno strumento collaudato; neanche ho esigenze che mi spingano verso l’acquisto del ritrovato tecnologico più sbalorditivo sul mercato, quindi posso orientarmi senza troppi vincoli, purché sia affidabile ed abbia determinate caratteristiche. Prima o poi ne parlerò.
C’è però un motivo che sta alla base della mia scelta di una fotocamera, scaturito da un pensiero di fondo, quello secondo cui lo strumento deve essere al servizio della creazione: lo scatto è una rappresentazione di sé stessi (con le dovute eccezioni lavorative), il mezzo può stimolare la creatività ma non sostituirvisi, non deve distrarre dal rapporto tra occhio e realtà.
Fujifilm X-Pro1 e X100S https://www.micheledimaurofotografia.it/solitudine-e-sete-2019/
Sony A-7III https://www.micheledimaurofotografia.it/transiberiana-ditalia/
Fujifilm X-T2 https://www.micheledimaurofotografia.it/il-circo-delle-emozioni/
Nikon FM2 https://www.instagram.com/p/CbQuoOSq8eI/