Giunge il tempo, a breve distanza (è appena il caso di dire) si scorge la luce in fondo al tunnel, in ogni scatto che compone il progetto c’è una storia, in ogni momento immortalato si nasconde un sentimento, una emozione.
Si profila all’orizzonte una certa trafila, quella che riguarda l’edizione, la stampa, la mostra, cosa, dove, quali contenuti e quali testi, come affidare al mondo la testimonianza e con quale modalità dare la luce a circa due anni di ricerche, scrittura, fotografia.
A questa sorta di diario confido un certo timore reverenziale che mi accompagna da tempo, considerata la caratura di quegli eccellenti fotografi che hanno scritto pagine di memoria eterna e dei quali sfoglio i libri con rispetto e con ammirazione.
Loro, siano Tano D’Amico, Ivo Saglietti, Gianni Berengo Gardin, ed ancora altri che han segnato (in positivo) il mio cammino fotografico, sono con me ad ogni passo, gli insegnamenti umani e tecnici mi animano i ogni mia produzione, oggi certamente più matura, ma sempre riconoscente.
E’ iniziata la ricerca degli appunti presi e lasciati in giro all’interno dei soliti luoghi in cui pensi di ritrovarli e dove non si è ancora scoperto come, non rimangono mai! Devono essere preda di qualche spirito burlone con cui dovrò decidermi a chiacchierare, prima o poi.
Fortuna che, date le innumerevoli esperienze infelici, una dose di giudizio ha finito per pervadermi e ho iniziato ad organizzare meglio gli appunti.
L’agendina, compagna di vita
Le molte mete che vorrei visitare e che vorrei documentare sono segnate nella mia fida agendina, in quella consunta banca dati che mi segue, che contiene le idee da mettere in pratica, le sensazioni provate in un luogo, la stesura grezza di testi che accompagnano le pose, le serie, spunti e pensieri.
A questo giro ai testi ho appena contribuito in fase di revisione, tutta l’espressione personale è condensata, per mia parte, nelle fotografie che costellano gli scritti, che narrano visivamente questa storia che non si immaginava certo di dover vivere. Una collaborazione intensa, frutto di un incontro profondo di animi e visioni del mondo, della vita, della spiritualità, che ha permesso la stesura di un progetto che, amerei, fosse di ispirazione, oltre che di documentazione. Una finestra aperta che affacci sull’interiorità nel delicato periodo della pandemia di Covid-19, idealmente.
Mi perderò nelle trame della carta stampata, ne sono certo, a giorni il test per valutare la postproduzione (per quella poca che faccio, non vorrei fosse anche errata) prima dell’iter per la divulgazione entrerà nel vivo ed io avrò la testa ancor più tra le nuvole.
Spiritualità in tempo di COVID – Michele Di Mauro Fotografia