Michele Di Mauro Fotografia

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Ciao, Alberto Radius

Alberto Radius è stato sempre, e tale rimane tutt’ora, uno dei miei chitarristi e compositori preferiti.
Ho avuto il privilegio di godere di una sua esibizione live in una sola occasione, già ultrasettantenne, ma sotto la folta chioma di fili argentei brillava sempre l’estro che lo aveva contraddistinto, che aveva colorato le sue note di genio.
Quella sera riprendeva una porzione della carriera di Lucio Battisti, per il quale ha arrangiato le chitarre in alcuni e fondamentali dischi della prima era, e per cui, assieme al resto dei Formula 3, ha significato vita strumentale.

Pioniere della chitarra solista moderna in Italia, oltre alla sua produzione, costellata di dischi di pregevolezza compositiva e dalle sonorità di alto livello, dai testi ispirati, ha prestato anche la sua opera per Battiato, Patty Pravo ed altri grandi della scena musicale.

Al cospetto di Alberto Radius

Era sera e c’era un’atmosfera calma, rilassata, familiare, ogni nota riempiva l’aria e questo attempato rocker deliziava i presenti con la sua fida Hamer Chaparral, residuato bellico ottantiano (ma non si dica che non fosse al passo coi tempi, sempre, avendo utilizzato appena commercializzata la Music Man Van Halen) da cui negli ultimi anni era difficile vederlo separato; per mille buoni motivi quello strumento che mostrava gloriosamente i segni del passato, era il prediletto per l’attività dal vivo.
Instancabile concertista, fino a non molto tempo prima della scomparsa, avvenuta qualche mese fa per un male incurabile, era in giro a condividere arte.

Gli impegni mi hanno impedito una più tempestiva scrittura, ma avevo in mente di buttar giù alcune righe, commosse, di ringraziamento a chi mi ha dato tanto donando una diversa luce alla musicalità.

La Nikon e il cinquantino

Sebbene avessi qualche iniziale timore a tirar su la reflex che mi ero portato assieme, decisi di fare alcuni scatti, tentando di immortalare l’energia di Alberto Radius, provando a lasciarne un po’ all’infinito.
Approfittando di un momento dai toni morbidi ho ritratto – invero senza grande interesse per la composizione, mosso solo dalla voglia di celebrarne lo sguardo intenso – Radius, nella posa che si vede in alto.
A cinquanta millimetri da lui, la sua aura di artista era grande, l’impressione era quella di un musicista eternamente indaffarato, sempre a corto di tempo per godersi la conquistata notorietà, sempre con un progetto nuovo da portare avanti.

Ciao, Alberto Radius

Sulle note di Che cosa sei… io me ne accorgo solo quando te ne vai, recita il testo, sebbene mi fosse già chiaro il potere attrattivo degli occhietti attenti di Radius, cristallino anche di essere dinanzi ad una pietra angolare dalla musica, saluto l’eterno Alberto.

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