Gli ultimi cinque gradini mi separano dalla terrazza, di lì a qualche momento avrei visto la Basilicata con gli occhi di chi ha vissuto in prima persona l’inesorabile ghigliottina autoritaria, di chi, accompagnato al confino, avrebbe guardato decine di tramonti da quella fissa postazione di vita.
La dimora di esilio interno alla nazione ove alloggiava Carlo Levi è una palazzina di alcune stanze con una veduta certamente intrigante, ma che per via del frantoio posto al piano terra, sarà stata capace di causare non poche emicranie. Eppure, i ricordi e la produzione dello scrittore torinese sono apprezzati ancora oggi e rappresentano un valore umano senz’altro elevato.
Gli anni globalmente trascorsi nelle terre del Sud Italia, infatti, furono la base su cui egli fondò le pagine del romanzo Cristo si è fermato a Eboli, opera sopraffina.
Aliano, i luoghi di confino
Volgere lo sguardo alle terre argillose ed a quella porzione di Aliano è stato intenso, ho provato ad immaginare e ritrarre quella che poteva essere una giornata ventosa sulla cima dell’edificio, vissuta dipingendo i calanchi, il Meridione, la vita a metà del primo trentennio del Novecento.
Ho tentato, facendo ricorso a tutta la mia capacità di astrazione, di immedesimarmi in un uomo che per le sue vedute politiche non gradite al sistema del tempo è stato costretto a lasciare i propri affetti, la propria quotidianità, il suo mondo, dunque, per abitare luoghi nuovi e tanto diversi.
La Basilicata d’oggi, emerge dal confronto con le parole di Levi, non è quella di quasi un centennio fa. Ancor più, la vita e i costumi dell’epoca erano davvero diversi dal contesto dell’autore piemontese.
La vita contadina, la religione fusa con i riti pagani, il mistero e la magia che ammantavano pratiche e retaggi, la pastorizia, la fame, le difficoltà di ogni giorno, si presentavano certamente in altra veste rispetto a quella della città.
I ritmi, blandi nella sua prospettiva, la ripetitività che scandiva le giornate, saranno apparsi incolmabili da qualsivoglia attività. Ciononostante, egli ebbe a documentare con la sua arte i volti, i panorami, le usanze, lasciando una testimonianza impagabile.
I calanchi di Aliano
I toni chiari delle formazioni grinzose, intervallati soltanto da macchie di verde intenso, col sole, riflettono una luce avvolgente. Risalendo la strada, un terrazzamento si apre al lato del pendio, offrendo una finestra sui calanchi alianesi. Accostando con l’auto, inizia a prendere profondità la veduta di questo angolo brullo di Basilicata, una frastagliata distesa che si perde nell’orizzonte. La modesta flora, rappresentata da sparute presenze, accresce l’attrattiva. Alcuni scatti per Secret Village si alternano ad altri per un lavoro personale, nella pace del deserto di calanchi il rumore sommesso dell’otturatore pare riecheggiare nell’aria
25 aprile, Liberazione
I tratti storici descrivono una sostanziale ritirata in corso, la resa di Caserta sarebbe stata firmata solo alcuni giorni dopo, alcune città (tra cui Torino) erano già state liberate dai gioghi nazista e fascista, e nel 1946 fu deciso di proclamare l’Anniversario della liberazione d’Italia il 25 aprile, istituzionalizzando la festa nazionale.
Fermo sul punto più alto della casa – così lo immagino – all’altro capo della Penisola (e per quanto detto prima, del mondo), poco più che trentenne, diviso tra scrittura e pittura (fu un pennello nobile, questa fu la sua prima e forse principale vocazione), tra ritratto e descritto, tra diverse correnti, sospinto nei pensieri da una brezza robusta, preso a mirare l’infinito e le terre basilische che si stagliano a perdita d’occhio, mentre al di sotto i passi stanchi delle genti di rientro dalle campagne rintoccano alla rinfusa.
La fotografia
Lo scatto è proprio del tetto della casa in cui Carlo Levi scontò il suo confino ad Aliano, paesello del potentino che dal colle ove alloggia domina la Val d’Agri, segue i suoi movimenti, la impreziosisce con i suoi caratteristici vicoli, scandendo un intervallo tra i calanchi.
I miei occhi, sollecitati dal vento, si chiudono per qualche istante, mi scopro a vagheggiare su tutto questo e ad indossare idealmente i panni dell’illustre pensatore, che qui venne a prender dimora nuovamente dopo aver abbandonato le spoglie terrene.
Cristo si è fermato ad Eboli – Michele Di Mauro Fotografia
𝙼𝚒𝚌𝚑𝚎𝚕𝚎 𝙳𝚒 𝙼𝚊𝚞𝚛𝚘 – 𝙿𝚑𝚘𝚝𝚘𝚐𝚛𝚊𝚙𝚑𝚢 (@micheledimauro) | Instagram